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• Seppur non è facile tracciare delle similitudini tra un mercato e l’altro, abbiamo comunque cercato di tracciare un quadro molto generale del lavoro autonomo in Europa per le seguenti nazioni:
• Spagna: la commissione media per un freelancer nel 2019 è stata di € 283,3/mese a copertura di eventuali impossibilità alla professione, malattia, incidenti, cessazione di attività e periodo di formazione. La copertura delle contingenze ha cessato di essere volontaria nel 2019 ed è rientrata nel versamento autonomo di autoimpiego nella soglia del 0,7% di un 30% totale imponibile. Queste contingenze sono state aggiunte a quelle normalmente obbligatorie per l’autoimpiego ora fissate al 28,30%. Nel 2019, al primo di Gennaio, il fee per I lavoratori autonomi che soddisfavano i requisiti per il tasso fisso (una piccola percentuale della popolazione totale) andava dai 50 ai 60€ per la registrazione come lavoratore autonomo. Il contributo minimo per l’impiego autonomo corporate ha registrato un aumento sostanziale di €364,22/mese.
• UK: La soglia minima negli UK è di €14/mese se il salario mensile non supera approssimativamente i €600, considerando che il sistema tributario britannico ha stabilito un costo proporzionato alle entrate. Tuttavia, questa informazione è da contestualizzare tenuto conto che l’imposta britannica è su base progressiva. Se il lavoratore stesso prevede che la sua entrata sarà superiore ai €6000/anno, il fee totale non supera i €58/mese.
Questa copertura è a garanzia solo della previdenza, di un’indennità per motivi grave di salute (i.e. decesso) e della gravidanza.
• Olanda: Il fee annuo è di una quota quasi completamente irrisoria, solo €50. Tale somma tuttavia, non include alcun tipo di copertura sociale – ciascun lavoratore quindi ha a suo carico l’assicurazione medica (approssimativamente €100/mese) più, eventualmente, tributi previdenziali e assicurazione contro infortuni.
Irlanda: Non c’è alcun vero e proprio fee annuale/mensile. L’ammontare è calcolato sul 4% imponibile ed è a copertura di assicurazione sanitaria, contributi previdenziali, maternità, etc.
• Germania: al superare di un’entrata mensile di €1700, la quota si attesta sulla cifra di €140.
• Paesi Bassi: il lavoratore autonomo vede a suo carico l’assicurazione sanitaria, coperta da una cifra che si aggira tra i 150 e i €250/mese – assicurazioni e altri fondi di garanzia sono lo stesso a loro carico.
• Portogallo: il Portogallo applica un principio proporzionale, il 24,5% del totale dichiarato (32% per casi più specifici).
• Danimarca: tra i più cari d’Europa, dal 25 fino anche al 50% dell’imponibile, il sistema tributario danese è anche uno dei più efficienti e redistributivi – coprendo infortuni, malattie, maternità e disoccupazione.
• Italia: similmente al Portogallo, anche in Italia esiste un principio proporzionale basato però sul profitto e non sul reddito (20-30%) – i contributi versati sono a copertura del paino pensionistico, malattia, infortunio e disabilità, disoccupazione, assicurazione sanitaria.
• Francia: per il lavoratore autonomo residente fiscalmente in Francia, sul primo anno di attività non grava alcun contributo. Dal secondo in poi, il tasso di aliquota varia da reddito e professione e può fluttuare tra il 12 e il 21,3%. La quota accantonata è a copertura di piano pensionistico, assicurazione sanitaria, disoccupazione e disabilità. Per questioni concernenti solo la salute, il lavoratore autonomo – dopo aver anticipato tutte le spese – riceve un rimborso direttamente dalla cassa statale che può andare dal 65% dell’esborso sostenuto fino anche al 100%.
Title:
Il lavoro autonomo in Europa
Keywords
SOCIETÁ, BUSINESS, ADEMPIMENTI AMMINISTRATIVI
Author:
AE
Languages:
Italian
Si intende portare il lettore a conoscenza dei vari aspetti legali collegati all’avvio di un’attività imprenditoriale in tutte le loro sfaccettature così da massimizzare le probabilità di successo.
L’attività imprenditoriale non è solo motore di ricchezza economica ma costituisce anche un importante tassello del valore di una comunità e del suo benessere sociale.
Description:
Si è proceduto all’elenco delle dinamiche che portano al lancio di una piccola attività in proprio e di quelle che ne sono gli effetti – da quelli più vantaggiosi fino ai meno piacevoli.
• Seppur non è facile tracciare delle similitudini tra un mercato e l’altro, abbiamo comunque cercato di tracciare un quadro molto generale del lavoro autonomo in Europa per le seguenti nazioni: • Spagna: la commissione media per un freelancer nel 2019 è stata di € 283,3/mese a copertura di eventuali impossibilità alla professione, malattia, incidenti, cessazione di attività e periodo di formazione. La copertura delle contingenze ha cessato di essere volontaria nel 2019 ed è rientrata nel versamento autonomo di autoimpiego nella soglia del 0,7% di un 30% totale imponibile. Queste contingenze sono state aggiunte a quelle normalmente obbligatorie per l’autoimpiego ora fissate al 28,30%. Nel 2019, al primo di Gennaio, il fee per I lavoratori autonomi che soddisfavano i requisiti per il tasso fisso (una piccola percentuale della popolazione totale) andava dai 50 ai 60€ per la registrazione come lavoratore autonomo. Il contributo minimo per l’impiego autonomo corporate ha registrato un aumento sostanziale di €364,22/mese. • UK: La soglia minima negli UK è di €14/mese se il salario mensile non supera approssimativamente i €600, considerando che il sistema tributario britannico ha stabilito un costo proporzionato alle entrate. Tuttavia, questa informazione è da contestualizzare tenuto conto che l’imposta britannica è su base progressiva. Se il lavoratore stesso prevede che la sua entrata sarà superiore ai €6000/anno, il fee totale non supera i €58/mese. Questa copertura è a garanzia solo della previdenza, di un’indennità per motivi grave di salute (i.e. decesso) e della gravidanza. • Olanda: Il fee annuo è di una quota quasi completamente irrisoria, solo €50. Tale somma tuttavia, non include alcun tipo di copertura sociale – ciascun lavoratore quindi ha a suo carico l’assicurazione medica (approssimativamente €100/mese) più, eventualmente, tributi previdenziali e assicurazione contro infortuni. Irlanda: Non c’è alcun vero e proprio fee annuale/mensile. L’ammontare è calcolato sul 4% imponibile ed è a copertura di assicurazione sanitaria, contributi previdenziali, maternità, etc. • Germania: al superare di un’entrata mensile di €1700, la quota si attesta sulla cifra di €140. • Paesi Bassi: il lavoratore autonomo vede a suo carico l’assicurazione sanitaria, coperta da una cifra che si aggira tra i 150 e i €250/mese – assicurazioni e altri fondi di garanzia sono lo stesso a loro carico. • Portogallo: il Portogallo applica un principio proporzionale, il 24,5% del totale dichiarato (32% per casi più specifici). • Danimarca: tra i più cari d’Europa, dal 25 fino anche al 50% dell’imponibile, il sistema tributario danese è anche uno dei più efficienti e redistributivi – coprendo infortuni, malattie, maternità e disoccupazione. • Italia: similmente al Portogallo, anche in Italia esiste un principio proporzionale basato però sul profitto e non sul reddito (20-30%) – i contributi versati sono a copertura del paino pensionistico, malattia, infortunio e disabilità, disoccupazione, assicurazione sanitaria. • Francia: per il lavoratore autonomo residente fiscalmente in Francia, sul primo anno di attività non grava alcun contributo. Dal secondo in poi, il tasso di aliquota varia da reddito e professione e può fluttuare tra il 12 e il 21,3%. La quota accantonata è a copertura di piano pensionistico, assicurazione sanitaria, disoccupazione e disabilità. Per questioni concernenti solo la salute, il lavoratore autonomo – dopo aver anticipato tutte le spese – riceve un rimborso direttamente dalla cassa statale che può andare dal 65% dell’esborso sostenuto fino anche al 100%.